Da Vintage55 la qualità e la storia sono i nostri pilastri. Ogni capo è il frutto di una ricerca accurata, non solo dei migliori materiali, ma anche delle tradizioni che hanno segnato l’evoluzione dell’abbigliamento. Selezioniamo tessuti che parlano di autenticità, ispirandoci ai capi iconici del passato, rivisitandoli per lo stile di oggi. Dal cotone più morbido alle fibre più pregiate, ogni materiale è scelto per esaltare il carattere unico dei nostri capi, unendo comfort, resistenza e un’estetica che guarda al passato per creare il futuro.
Scopri come la nostra passione per la storia dell’abbigliamento si riflette nei materiali che rendono unica la collezione Vintage55!
Il tessuto Oxford è realizzato con una particolare tessitura a tela incrociata, dove due fili di trama passano sopra e sotto due fili di ordito. Questo crea un pattern a cestino distintivo e una texture robusta. La trama a cestino conferisce al tessuto una texture tidimensionale e un aspetto opaco, rendendolo adatto sia per abbigliamento casual che per contesti più formali.
Il tessuto Oxford è realizzato con una particolare tessitura a tela incrociata, dove due fili di trama passano sopra e sotto due fili di ordito. Questo crea un pattern a cestino distintivo e una texture robusta. La trama a cestino conferisce al tessuto una texture tidimensionale e un aspetto opaco, rendendolo adatto sia per abbigliamento casual che per contesti più formali.
Il tessuto Oxford ha origini risalenti al XIX secolo e deve il suo nome all’omonima e celebre università britannica. Fu sviluppato inizialmente in Scozia e rapidamente adottato come materiale ideale per le camicie grazie alla sua durabilità e alla sua estetica versatile. La popolarità del tessuto Oxford crebbe tra gli studenti universitari, che lo adottarono come parte del loro abbigliamento casual ma elegante, e presto divenne un punto fermo nel guardaroba maschile.
Il Ripstop è un tessuto rinomato per la sua resistenza allo strappo e alla lacerazione. La sua struttura è concepita per limitare in maniera efficace l’espansione di strappi in buchi più grandi, caratteristica essenziale in contesti di stress estremo per il tessuto, motivo per cui è particolarmente utilizzato nell’outdoor. Il ripstop viene tessuto con fili di rinforzo in uno schema a griglia, a intervalli solitamente da 5 a 8mm, si ottiene così un pattern tridimensionale nella trama del tessuto. La griglia “blocca” strappi e buchi, in modo che non si allarghino ulteriormente, con Ripstop infatti ci si riferisce alla costruzione del tessuto e può essere realizzato in diversi materiali.
Il Ripstop è un tessuto rinomato per la sua resistenza allo strappo e alla lacerazione. La sua struttura è concepita per limitare in maniera efficace l’espansione di strappi in buchi più grandi, caratteristica essenziale in contesti di stress estremo per il tessuto, motivo per cui è particolarmente utilizzato nell’outdoor. Il ripstop viene tessuto con fili di rinforzo in uno schema a griglia, a intervalli solitamente da 5 a 8mm, si ottiene così un pattern tridimensionale nella trama del tessuto. La griglia “blocca” strappi e buchi, in modo che non si allarghino ulteriormente, con Ripstop infatti ci si riferisce alla costruzione del tessuto e può essere realizzato in diversi materiali.
Il ripstop è un tessuto piuttosto recente, il suo sviluppo risale infatti al ventesimo secolo, nello specifico alla seconda guerra mondiale quando l’esercito statunitense stava sviluppando un tessuto resistente per paracadute, tende e generico equipaggiamento militare. Resistenza e versatilità lo hanno reso la scelta migliore per tutti i contesti estremi, come l’outdoor.
Il denim slegato giapponese mantiene la struttura dei denim tradizionali, ma presenta una mano più slegata e morbida. La trama diagonale lascia i fili più “sciolti” durate la tessitura, meno fitti, rendendo questo materiale gonfio, cascante, morbido e confortevole. solitamente il denim ha una trama fitta e densa, che lo rende pesante e robusto soprattuto nei pesi più importanti, viene poi ammorbidito attraverso i lavaggi e l’utilizzo. Noi abbiamo selezionato dai nostri fornitori giapponesi, riconosciuti nel mondo per la produzione del denim, queste varianti speciali di denim per realizzare capi che abbiamo un feeling addosso unico.
Il denim slegato giapponese mantiene la struttura dei denim tradizionali, ma presenta una mano più slegata e morbida. La trama diagonale lascia i fili più “sciolti” durate la tessitura, meno fitti, rendendo questo materiale gonfio, cascante, morbido e confortevole. solitamente il denim ha una trama fitta e densa, che lo rende pesante e robusto soprattuto nei pesi più importanti, viene poi ammorbidito attraverso i lavaggi e l’utilizzo. Noi abbiamo selezionato dai nostri fornitori giapponesi, riconosciuti nel mondo per la produzione del denim, queste varianti speciali di denim per realizzare capi che abbiamo un feeling addosso unico.
Il Giappone viene considerato uno dei migliori poli produttivi di denim al mondo per diverse ragioni, da ritrovare nelle antichissime tradizioni di tessitura e tintura. Uno dei fattori chiave è sicuramente l’utilizzo di telai vintage, questi infatti risalgono ai primi del ‘900 e sono caratterizzati da un lento processo di filatura realizza un tessuto più denso, durevole e con una texture inconfodibile. ll Giappone ha una tradizione antichissima di tintura indaco, conosciuta come “aizome“, portare queste conoscenze nella produzione del denim ha permesso non solo di conservare un retaggio nazionale, ma anche di ottenere sfumature di blu uniche e che invecchiano meravigliosamente nel tempo. Questi fattori, combinati con piccoli volumi di produzione, alti standard qualitativi e la passione tutta giapponese per il Wabi-sabi permettono al Giappone di rimanere un termine di paragone per la produzione mondiale di denim.
I nostri capi realizzati in denim slegato
Il moleskin è un tessuto resistente e compatto caratterizzato una trama molto fitta di fili, dalla struttura simile al Twill ma più densa, solitamente è composto da trama e ordito dello stesso colore e materiale. Un lato del tessuto viene spazzolato o smerigliato, aumentandone così la resistenza al vento (già in parte dovuta alla densità) e la morbidezza al tatto, è proprio dall’effetto soffice e peloso che ne deriva il nome (letteralmente pelle di talpa). Quest’ultima fase viene chiamata anche peaching per l’effetto finale del tessuto simile alla buccia della pesca.
Il moleskin è un tessuto resistente e compatto caratterizzato una trama molto fitta di fili, dalla struttura simile al Twill ma più densa, solitamente è composto da trama e ordito dello stesso colore e materiale. Un lato del tessuto viene spazzolato o smerigliato, aumentandone così la resistenza al vento (già in parte dovuta alla densità) e la morbidezza al tatto, è proprio dall’effetto soffice e peloso che ne deriva il nome (letteralmente pelle di talpa). Quest’ultima fase viene chiamata anche peaching per l’effetto finale del tessuto simile alla buccia della pesca.
Il moleskin ha un’origine antica che risale probabilmente al medioevo in Europa, e veniva utilizzato per creare capi per contadini o cacciatori, in generale chi aveva necessità di un tessuto resistente, confortevole, resistente al vento e in qualche modo all’acqua.
Dal XIX secolo grazie alla sua resistenza e densità inizia a diffondersi come tessuto per i lavoratori delle fabbriche, in particolare gli operai di fonderia in Francia lo iniziarono ad usare per proteggersi dagli schizzi di metallo fuso.
Con l’avanzare del tempo i capi in moleskin iniziano ad essere definiti in base al colore, i più iconici sicuramente il blu per i meccanici francesi, il bianco per i pittori, il nero per i carpentieri e il grigio o il verde in ambito militare, nello specifico fu usato negli anni ’50 dall’esercito della Germania Ovest.
Il canvas è un tessuto resistente e compatto, tradizionalmente realizzato in cotone o lino. È caratterizzato da una armatura tela, ovvero una struttura semplice e fitta in cui l’ordito e la trama si intrecciano in modo regolare. Questa costruzione conferisce al canvas una grande solidità e una buona resistenza all’usura, rendendolo adatto a usi tecnici e intensivi.
A seconda del peso e della finitura, il canvas può variare da grezzo e robusto a più fine e morbido, mantenendo comunque le sue qualità di durabilità e versatilità.
Il canvas è un tessuto resistente e compatto, tradizionalmente realizzato in cotone o lino. È caratterizzato da una armatura tela, ovvero una struttura semplice e fitta in cui l’ordito e la trama si intrecciano in modo regolare. Questa costruzione conferisce al canvas una grande solidità e una buona resistenza all’usura, rendendolo adatto a usi tecnici e intensivi.
A seconda del peso e della finitura, il canvas può variare da grezzo e robusto a più fine e morbido, mantenendo comunque le sue qualità di durabilità e versatilità.
Il canvas affonda le sue radici nell’antichità ed è uno dei tessuti più antichi e durevoli della storia. Il termine deriva dal latino cannabis, che indicava la canapa, una delle prime fibre naturali usate per realizzare questo tipo di tela. In origine, infatti, il canvas veniva tessuto principalmente con fibre di canapa e lino, facilmente reperibili in varie regioni del mondo antico.
Le prime testimonianze risalgono alle civiltà egizia, romana e greca: la struttura semplice ma compatta del tessuto lo rendeva ideale per usi pratici come vele, sacchi e coperture. Durante il Medioevo, la produzione si diffuse ampiamente in Europa, soprattutto nelle regioni costiere del Mediterraneo e del Nord, dove la navigazione richiedeva materiali affidabili. Venezia divenne un centro importante per la produzione di tele di lino, da cui deriva il termine inglese canvas.
Dal Rinascimento, il canvas fu adottato anche in campo artistico come supporto pittorico, in sostituzione delle tavole di legno. Gli artisti ne apprezzavano la leggerezza, la flessibilità e la capacità di assorbire il colore.
Con la Rivoluzione Industriale, nel XIX e XX secolo, il canvas iniziò a essere prodotto su larga scala anche con il cotone, rendendolo più accessibile. In questo periodo trovò impiego in numerosi ambiti: dall’equipaggiamento militare alle tende da campo, dalle vele ai teloni, fino alla moda e all’arredo.
I nostri capi realizzati in Canvas
La gabardina è un tessuto a trama diagonale (armatura a saia), estremamente fitto, compatto e resistente.Viene tessuta con una densità molto alta dei fili d’ordito rispetto alla trama, il che le conferisce un aspetto liscio sul diritto, una diagonale molto sottile e obliqua, una caduta pulita e strutturata e una buona resistenza all’acqua e al vento (soprattutto nelle versioni in lana o cotone trattato).
L’angolo della diagonale nella gabardina è più inclinato rispetto ad altre saiature comuni, conferendo al tessuto un aspetto elegante ma tecnico.
La gabardina è un tessuto a trama diagonale (armatura a saia), estremamente fitto, compatto e resistente.Viene tessuta con una densità molto alta dei fili d’ordito rispetto alla trama, il che le conferisce un aspetto liscio sul diritto, una diagonale molto sottile e obliqua, una caduta pulita e strutturata e una buona resistenza all’acqua e al vento (soprattutto nelle versioni in lana o cotone trattato).
L’angolo della diagonale nella gabardina è più inclinato rispetto ad altre saiature comuni, conferendo al tessuto un aspetto elegante ma tecnico.
Il nome Gabardina deriva probabilmente dallo spagnolo, che nel Medioevo indicava un tipo di mantello lungo e ampio.
Il salto decisivo avviene nel 1879, quando Thomas Burberry, giovane sarto britannico, brevettò un nuovo tipo di tessuto: un cotone pettinato, a trama diagonale fittissima, trattato per essere resistente alla pioggia ma traspirante.
Fino ad allora, l’abbigliamento impermeabile era realizzato con pesanti cerate o gommati, che impedivano la traspirazione e risultavano scomodi.
Burberry sviluppò quindi una gabardina che univa protezione e comfort, pensata per attività all’aperto come caccia, equitazione ed escursionismo.
Nel 1911, Roald Amundsen anche capi in gabardina durante la “conquista” del Polo Sud.
Durante la Prima guerra mondiale, l’innovativa gabardina di Burberry venne adottata per la produzione di un nuovo tipo di soprabito militare per ufficiali britannici, destinato alla vita in trincea. Da qui il termine “trench coat”, caratterizzato da:
resistenza al fango e alla pioggia, possibilità di essere usato sopra la divisa, libertà di movimento e durabilità. Molti ufficiali continuarono a indossarlo nella vita civile: la gabardina divenne così un simbolo di autorevolezza, eleganza e pragmatismo.
I nostri capi realizzati in gabardina
Lo chambray è tessuto utilizzando una trama a tela, con fili di ordito tinti indaco e fili di trama bianchi. Questa tecnica crea un tessuto leggero e resistente con un aspetto irregolare e unico. I fili tinto indaco donano allo chambray le inimitabili sfumature di blu, che possono variare in base ai lavaggi e trattamenti applicati sul tessuto. Lo chambray è un tessuto resistente, associato storicamente ai capi workwear, ma molto confortevole e in diversi pesi.
Lo chambray è tessuto utilizzando una trama a tela, con fili di ordito tinti indaco e fili di trama bianchi. Questa tecnica crea un tessuto leggero e resistente con un aspetto irregolare e unico. I fili tinto indaco donano allo chambray le inimitabili sfumature di blu, che possono variare in base ai lavaggi e trattamenti applicati sul tessuto. Lo chambray è un tessuto resistente, associato storicamente ai capi workwear, ma molto confortevole e in diversi pesi.
Il tessuto chambray ha origini antiche, risalenti al periodo medievale a Cambrai, una città nel nord della Francia da cui prende il nome. Originariamente, il chambray veniva tessuto con lino ed era apprezzato per la sua leggerezza e resistenza. Nel XIX secolo, la produzione si spostò verso l’uso del cotone, rendendolo più accessibile e versatile. Negli Stati Uniti divenne particolarmente popolare durante la prima metà del XX secolo dove, grazie alla sua durabilità e comfort, venne utilizzato per uniformi militari e l’abbigliamento da lavoro.
I nostri capi realizzati in chambray
Il cotone cerato è un tessuto in cotone trattato con una speciale miscela di cera che lo rende resistente all’acqua e durevole. Questo trattamento conferisce al tessuto una finitura unica, leggermente lucida e al tatto morbida, ma allo stesso tempo robusta.
Il cotone cerato è un tessuto in cotone trattato con una speciale miscela di cera che lo rende resistente all’acqua e durevole.
Questo trattamento conferisce al tessuto una finitura unica, leggermente lucida e al tatto morbida, ma allo stesso tempo robusta.
Il cotone cerato ha origini antiche e affonda le sue radici nella tradizione marinara del XVIII secolo. I marinai britannici, alla ricerca di soluzioni per rendere impermeabili le loro vele, iniziarono a trattare il cotone con oli e cere. Questo trattamento rendeva le vele non solo più resistenti alle intemperie, ma anche più leggere e maneggevoli rispetto alle alternative in tela cerata.
Con il passare del tempo, i vantaggi del cotone cerato furono applicati anche all’abbigliamento. I marinai e i pescatori iniziarono a indossare giacche realizzate con questo materiale per proteggersi dalle condizioni climatiche avverse del mare. Negli anni ’30, l’uso del cotone cerato si estese al mondo della caccia e delle attività outdoor, diventando un simbolo di praticità e robustezza.
I nostri capi realizzati in cotone cerato
I tessuti tinto-filo, nei quali i fili sono tinti prima di essere tessuti o lavorati, questa particolare tecnica permette la realizzazione di pattern complessi e colori più durevoli, dato che il colore penetra tutte le fibre uniformemente durante il processo di tintura.
I tessuti tinto-filo, nei quali i fili sono tinti prima di essere tessuti o lavorati, questa particolare tecnica permette la realizzazione di pattern complessi e colori più durevoli, dato che il colore penetra tutte le fibre uniformemente durante il processo di tintura.
L’origine dei tessuti tinto-filo è antica si intreccia agli avanzamenti tecnologici, culturali e commerciali. Già le prime civiltà iniziarono a usare coloranti naturali per tingere i fili prima di tesserli in motivi a righe o a scacchi. Si tratta sicuramente di una tecnica fondamentale per la realizzazione di arazzi, dal medioevo in poi infatti la ricerca di tinture sempre nuove per la realizzazione di tutti i colori si intensifica, culminando con l’invenzione di tinure sintetiche nel periodo successivo alla rivoluzione industriale.
I nostri capi realizzati in tessuti tinto filo
Il velluto a coste è un tessuto a trama molto compatta, composto da due trame sovrapposte, una base liscia e una trama aggiuntiva che forma le caratteristiche coste. Questa seconda trama viene intessuta con un filo che viene poi tagliato, creando delle file di “peli” rialzati che formano le coste.
Le coste possono variare per larghezza e densità, e questa differenza è ciò che distingue i vari tipi di velluto a coste, come il velluto a coste sottili (pinwale) o il velluto a coste larghe (wide-wale). La densità dei fili utilizzati nel tessuto delle coste influisce non solo sull’aspetto estetico, ma anche sulla resistenza e versatilità del tessuto.
Il velluto a coste è un tessuto a trama molto compatta, composto da due trame sovrapposte, una base liscia e una trama aggiuntiva che forma le caratteristiche coste. Questa seconda trama viene intessuta con un filo che viene poi tagliato, creando delle file di “peli” rialzati che formano le coste.
Le coste possono variare per larghezza e densità, e questa differenza è ciò che distingue i vari tipi di velluto a coste, come il velluto a coste sottili (pinwale) o il velluto a coste larghe (wide-wale). La densità dei fili utilizzati nel tessuto delle coste influisce non solo sull’aspetto estetico, ma anche sulla resistenza e versatilità del tessuto.
Le origini del corduroy risalgono probabilmente all’antico Egitto prima e al Medioevo in Italia poi, durante i quali sono documentati tessuti dalla struttura simile, il tessuto assume però nome e caratteristiche a cui siamo abituati nel corso del 1700 in Inghilterra.
L’origine del nome è controversa, una teoria suggerisce che derivi da Corde du roi, letteralmente tessuto del re, ma più verosimilmente deriva da Cord, in riferimento alla texture del tessuto, e duroy, termine generico a cui ci si riferiva per indicare tessuti molto resistenti usati da contadini e operai. Durante la rivoluzione industriale il Regno Unito diventa il principale centro di produzione mondiale, iniziando a vestire tutta la working class dell’epoca.
Fino alla metà del 900 l’uso del corduroy rimane limitato all’uso operaio e all’outdoor vista la sua resistenza e versatilità. Inizia poi ad essere associato allo stile causal, artistico e intellettuale, diventando una delle divise della controcultura nel corso degli anni ’60.
Edward Heath ministro del lavoro inglese affermò persino che The Beatles “saved the British corduroy industry“.
I nostri capi realizzati in Corduroy
Il seersucker è un tessuto leggero e traspirante, riconoscibile per il suo aspetto arricciato a righe o quadretti, ottenuto attraverso una particolare tecnica di tessitura che alterna fili tesi e fili lenti. Questo contrasto crea un effetto goffrato (a onde o increspato) che favorendo la circolazione dell’aria e migliorando la sensazione di freschezza.
Non richiede stiratura, è naturalmente anti-piega, e per questo è molto apprezzato nell’abbigliamento estivo, soprattutto in camicie, pantaloni e completi leggeri.
Il seersucker è un tessuto leggero e traspirante, riconoscibile per il suo aspetto arricciato a righe o quadretti, ottenuto attraverso una particolare tecnica di tessitura che alterna fili tesi e fili lenti. Questo contrasto crea un effetto goffrato (a onde o increspato) che favorendo la circolazione dell’aria e migliorando la sensazione di freschezza.
Non richiede stiratura, è naturalmente anti-piega, e per questo è molto apprezzato nell’abbigliamento estivo, soprattutto in camicie, pantaloni e completi leggeri.
ll seersucker ha origini antiche e affonda le sue radici nell’Asia meridionale, in particolare nell’India del periodo precoloniale. Il nome deriva dal termine persiano “shir o shekar” (شیر و شکر), che significa “latte e zucchero“, un chiaro riferimento al contrasto tra le parti lisce e increspate del tessuto, proprio come la combinazione di due consistenze diverse.
Durante il periodo coloniale, il tessuto fu esportato in Europa e successivamente nelle Americhe e divenne popolare nelle colonie inglesi e francesi per la sua leggerezza, traspirabilità.
Nel XIX e XX secolo, il seersucker venne adottato in ambito industriale e lavorativo negli Stati Uniti come tessuto per uniformi da lavoro, grazie alla sua resistenza e facile manutenzione. Dagli anni ’20 in poi, fu reinterpretato anche nel mondo della moda, soprattutto nell’abbigliamento maschile estivo: iconici i completi “seersucker suit” a righe sottili, ampiamente diffusi negli Stati del Sud e successivamente adottati dalla Ivy League.
I tessuti tinti in filo con indaco si distinguono per un processo produttivo in cui i filati, ovvero i singoli fili che compongono il tessuto, vengono tinti con il colorante indaco prima della fase di tessitura. .
L’indaco, protagonista di questo processo, è un colorante naturale noto per il suo caratteristico blu intenso e profondo, tradizionalmente veniva estratto da piante come l’Indigofera tinctoria.
Nella tintura in filo, ogni filo viene immerso nel bagno di colore prima di essere tessuto. Questo consente di realizzare tessuti a motivi complessi, come righe, quadri o strutture jacquard, sfruttando la combinazione di filati tinti in indaco con altri colori o con filati grezzi.
Uno degli esempi più emblematici di applicazione di questa tecnica è il denim: qui, l’ordito viene tinto con indaco, mentre la trama rimane bianca o écru. È proprio questa composizione che conferisce al denim il suo aspetto con sfumature di blu variabili e una texture visiva distintiva.
Un aspetto particolarmente interessante del colore indaco è che con l’uso e il tempo, il tessuto sviluppa una patina vissuta, con sfumature e schiariture che rendono ogni capo unico.
I tessuti tinti in filo con indaco si distinguono per un processo produttivo in cui i filati, ovvero i singoli fili che compongono il tessuto, vengono tinti con il colorante indaco prima della fase di tessitura. .
L’indaco, protagonista di questo processo, è un colorante naturale noto per il suo caratteristico blu intenso e profondo, tradizionalmente veniva estratto da piante come l’Indigofera tinctoria.
Nella tintura in filo, ogni filo viene immerso nel bagno di colore prima di essere tessuto. Questo consente di realizzare tessuti a motivi complessi, come righe, quadri o strutture jacquard, sfruttando la combinazione di filati tinti in indaco con altri colori o con filati grezzi.
Uno degli esempi più emblematici di applicazione di questa tecnica è il denim: qui, l’ordito viene tinto con indaco, mentre la trama rimane bianca o écru. È proprio questa composizione che conferisce al denim il suo aspetto con sfumature di blu variabili e una texture visiva distintiva.
Un aspetto particolarmente interessante del colore indaco è che con l’uso e il tempo, il tessuto sviluppa una patina vissuta, con sfumature e schiariture che rendono ogni capo unico.
L’indaco è uno dei coloranti naturali più antichi conosciuti dall’uomo. Le prime tracce risalgono a oltre 6.000 anni fa in Perù, ma il suo utilizzo è attestato anche in India, Mesopotamia, Egitto, Africa subsahariana e Cina. In India, la pianta Indigofera tinctoria veniva già coltivata nel 2000 a.C. e trasformata in un colorante pregiato, destinato al commercio con Europa e Medio Oriente, divenne rapidamente una merce strategica, simbolo di eleganza e prestigio.
Parallelamente si sviluppò la tintura in filo, tecnica che prevede la colorazione dei filati prima della tessitura. Utilizzata in molte culture, come quella giapponese (Kasuri) e africana (tessuti Yoruba), permetteva di creare disegni elaborati direttamente nella struttura del tessuto.
Con l’età moderna, l’indaco conobbe un’enorme diffusione grazie ai commerci coloniali. Divenne una delle merci più redditizie, impiegato per tessuti pregiati e uniformi, e coltivato su larga scala nei Caraibi e negli Stati Uniti del Sud. Nel XIX secolo, l’indaco trovò un nuovo ruolo cruciale nella produzione del denim, tessuto robusto nato per l’abbigliamento da lavoro, aprendo la strada al mito dei jeans.
I nostri capi realizzati in tessuti tinto indaco
Il denim cimosato è probabilmente il materiale più ricercato e pregiato dagli amanti del denim. La cimosa o selvedge (derivato da self-finished edge) è tecnicamente il bordo del tessuto, solitamente nei colori bianco e rosso, lo rifinisce e fa in modo che non sfrangi. Il denim cimosato veniva tessuto su telai tradizionali che rendevano il materiale resistente e di ottima qualità. Queste caratteristiche sono rimaste invariate nel tempo ma allo stesso tempo hanno reso più raro e pregiato il denim cimosato, che richiede tempi di produzione più lunghi e consumi più elevati nella confezione dei jeans. La cimosa viene solitamente posizionata in corrispondenza del fianco del jeans, in modo che sia visibile risvoltando il fondo.
Il denim cimosato è probabilmente il materiale più ricercato e pregiato dagli amanti del denim. La cimosa o selvedge (derivato da self-finished edge) è tecnicamente il bordo del tessuto, solitamente nei colori bianco e rosso, lo rifinisce e fa in modo che non sfrangi. Il denim cimosato veniva tessuto su telai tradizionali che rendevano il materiale resistente e di ottima qualità. Queste caratteristiche sono rimaste invariate nel tempo ma allo stesso tempo hanno reso più raro e pregiato il denim cimosato, che richiede tempi di produzione più lunghi e consumi più elevati nella confezione dei jeans. La cimosa viene solitamente posizionata in corrispondenza del fianco del jeans, in modo che sia visibile risvoltando il fondo.
Il denim cimosato, o “selvedge denim,” è un tessuto di alta qualità. Originario degli Stati Uniti nel XIX secolo, veniva prodotto su telai a navetta, che creavano un tessuto resistente e duraturo. Questi telai erano molto stretti, circa 75cm, la cimosa quindi ottimizzava la produzione del tessuto, rendendolo “auto finito” dal momento che non erano necessarie rifiniture ulteriori. Negli anni ’50, con l’avvento di logiche industriali e telai più efficienti, la produzione di denim cimosato diminuì.
Negli anni ’70, il Giappone ha rilanciato la produzione del denim cimosato, recuperando i vecchi telai e perfezionando il processo, rendendolo sinonimo di eccellenza artigianale. Oggi è molto apprezzato per la sua durabilità e qualità, con una bellissima resa e sfumature nei lavaggi e nel tempo, rappresentando un simbolo di autenticità e tradizione nel mondo della moda.
I nostri capi realizzati in denim cimosato
Il tessuto herringbone è caratterizzato da un motivo a V che ricorda le ossa di un pesce aringa. Questo pattern si ottiene invertendo la direzione della trama a intervalli regolari, creando una serie di linee diagonali che si incontrano. La struttura del tessuto conferisce una maggiore resistenza rispetto ad una trama semplice.
Il tessuto herringbone è caratterizzato da un motivo a V che ricorda le ossa di un pesce aringa. Questo pattern si ottiene invertendo la direzione della trama a intervalli regolari, creando una serie di linee diagonali che si incontrano. La struttura del tessuto conferisce una maggiore resistenza rispetto ad una trama semplice.
Il tessuto herringbone, conosciuto anche come “spina di pesce” per il suo caratteristico motivo a V, ha una storia che risale a molti secoli fa. Le sue origini sono legate alle antiche civiltà, con esempi di questo pattern che si trovano nell’architettura romana e persiana. Il motivo herringbone è stato utilizzato per la prima volta nei tessuti durante il Medioevo, diventando popolare nelle regioni dell’Europa occidentale, in particolare nel Regno Unito e in Irlanda. Durante il XIX secolo, il tweed herringbone divenne particolarmente apprezzato per l’abbigliamento da caccia e outdoor per la sua durabilità e il suo stile distintivo.
I nostri capi realizzati in Herringbone
L’ispirazione per la costruzione del tessuto viene dalle felpe dei primi anni del ‘900, felpe realizzate con particolari telai giapponesi che creavano un tessuto morbido, dalla trama diagonale, con la boccola (il filo ritorto visibile dal rovescio) soffice e aperta. Il processo di smacchinatura richiede lunghi tempi di produzione, rendendo questo tipo di tessuto raro e ricercato.
L’ispirazione per la costruzione del tessuto viene dalle felpe dei primi anni del ‘900, felpe realizzate con particolari telai giapponesi che creavano un tessuto morbido, dalla trama diagonale, con la boccola (il filo ritorto visibile dal rovescio) soffice e aperta. Il processo di smacchinatura richiede lunghi tempi di produzione, rendendo questo tipo di tessuto raro e ricercato.
La felpa, in generale, ha origini nel XIX secolo, quando fu sviluppata come un tessuto robusto e confortevole per l’abbigliamento sportivo e da lavoro. Il tessuto era realizzato principalmente in cotone, diventando un’alternativa più resistente, economica e più confortevole sulla pelle della lana.
Il colore grigio melange è dato dalla tessitura di fili di colori diversi, dal cotone grezzo ai vari toni di grigio, creando le cosiddette “fiammature”, cioè le irregolarità evidenti che rendono il tessuto vivo e ogni singolo capo unico; grazie alla trama slegata la felpa risulta estremamente confortevole.
I nostri capi realizzati in Felpa diagonale Vintage55
Il tessuto waffle, noto anche come tessuto “nido d’ape” per la sua trama caratteristica, ha origini che si intrecciano con l’innovazione tessile e la funzionalità. Il termine waffle deriva dalla somiglianza con la superficie delle cialde, caratterizzata da una struttura tridimensionale a quadretti. La struttura così particolare è possibile grazie ad una particolare tecnica di tessitura che alterna intrecci stretti e più morbidi tra trama e ordito. Questo intreccio crea una griglia tridimensionale di “creste” e “rientranze”. È proprio l’alternarsi di pieni e vuoti che permette al capo di essere leggero, traspirante e super assorbente.
Il tessuto waffle, noto anche come tessuto “nido d’ape” per la sua trama caratteristica, ha origini che si intrecciano con l’innovazione tessile e la funzionalità. Il termine waffle deriva dalla somiglianza con la superficie delle cialde, caratterizzata da una struttura tridimensionale a quadretti. La struttura così particolare è possibile grazie ad una particolare tecnica di tessitura che alterna intrecci stretti e più morbidi tra trama e ordito. Questo intreccio crea una griglia tridimensionale di “creste” e “rientranze”. È proprio l’alternarsi di pieni e vuoti che permette al capo di essere leggero, traspirante e super assorbente.
Le origini del tessuto waffle non sono ben documentate, ma realisticamante sono strettamente connesse alle innovazioni tecnologiche in ambito tessile durante la rivoluzione industriale. Le prime testimonianze risalgono al diciottesimo secolo in Europa e Nord America, e riguardano un uso principalmente di tipo pratico, veniva infatti utilizzato per realizzare asciugamani date le caratteristiche assorbenti e la rapidità nell’asciugarsi. Con il tempo gli vengono riconosciute ottime caratteristiche termiche ed inizia così ad essere usato anche per realizzare capi intimi termici.
La tela paracadute in cotone è un tessuto a struttura fitta, sviluppato per garantire elevate prestazioni in termini di leggerezza, resistenza meccanica e compattezza. Grazie alla tessitura tela serrata, offre un’ottima resistenza all’abrasione pur mantenendo una mano morbida e naturale. È facilmente comprimibile, piegabile, altamente traspirante e adatta alla confezione di capi funzionali, versatili e performanti in contesti climatici variabili.
La tela paracadute in cotone è un tessuto a struttura fitta, sviluppato per garantire elevate prestazioni in termini di leggerezza, resistenza meccanica e compattezza. Grazie alla tessitura tela serrata, offre un’ottima resistenza all’abrasione pur mantenendo una mano morbida e naturale. È facilmente comprimibile, piegabile, altamente traspirante e adatta alla confezione di capi funzionali, versatili e performanti in contesti climatici variabili.
La tela paracadute nasce con i primi esperimenti di volo e paracadutismo, quando si usavano materiali naturali come seta e lino, scelti per la loro leggerezza e resistenza. La vera svolta arriva però durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la seta diventa difficile da reperire (prodotta prevalentmente in Asia) e viene sostituita con il nylon, un materiale sintetico appena inventato negli Stati Uniti. Il nylon si dimostra perfetto: leggero, resistente, facile da produrre in grandi quantità. Da allora diventa lo standard per i paracadute militari e civili.
Nel dopoguerra, la tela paracadute in nylon trova nuovi usi: con quella dei paracadute dismessi, molte persone cucivano vestiti, tende, perfino abiti da sposa. Oggi, grazie a versioni tecniche più avanzate come il nylon ripstop, questo tessuto è usato in ambiti sportivi, outdoor e di design, mantenendo le sue doti di resistenza, leggerezza e versatilità.