La Chore Coat affonda le sue radici nella Francia del tardo Ottocento, dove nasce come indumento da lavoro per contadini e braccianti. Realizzata in tessuti resistenti a strappi e usura, era progettata per garantire praticità e durevolezza in ambienti difficili. La sua caratteristica più distintiva è la presenza di numerose tasche, indispensabili per trasportare attrezzi e piccoli oggetti di uso quotidiano, un dettaglio che ne ha favorito la diffusione anche tra operai e ferrovieri nei primi anni del Novecento.
In Francia, il capo era conosciuto come “Bleu de Travail“, nome derivato dal caratteristico colore blu utilizzato per confezionarlo. Questo stesso colore è all’origine dell’espressione “colletti blu”, usata per identificare la classe operaia per tutto il XX secolo.
Quando la giacca varcò l’oceano e approdò negli Stati Uniti, il suo utilizzo si ampliò ulteriormente, diventando un capo essenziale per agricoltori, carpentieri e operai. Qui assunse il nome di Chore Coat, letteralmente “giacca da faccende“, consolidando il suo status di abbigliamento funzionale e versatile.
Se inizialmente la Chore Coat era legata esclusivamente al lavoro manuale, nel corso del tempo ha trovato spazio anche in ambiti più creativi. Jackson Pollock, uno dei massimi esponenti dell’Espressionismo Astratto, la indossava spesso mentre dipingeva le sue celebri tele con la tecnica del dripping, come testimoniano numerose fotografie.
Tra gli estimatori più iconici della Chore Coat c’è anche Bill Cunningham, il leggendario fotografo di moda del New York Times. Per lui, questa giacca non era solo un capo d’abbigliamento, ma una vera e propria uniforme: la indossava quotidianamente mentre pedalava per le strade di New York alla ricerca dei migliori scatti di street style, come raccontato in diverse interviste.
Negli anni ‘90, la Chore Coat ha vissuto una nuova ondata di popolarità grazie a Tupac Shakur, che la sfoggiò in versione denim durante i Soul Train Awards del 1993, accanto a Rosie Perez.
Il cinema ha spesso utilizzato la Chore Coat per rafforzare l’autenticità dei personaggi legati al mondo del lavoro e, spesso, del rifiuto di quest ultimo.
In Nick Mano Fredda (1967), Paul Newman la indossa in una delle sue interpretazioni più memorabili, consolidando l’immagine della giacca come simbolo di resistenza e anticonformismo. Nel western Il Grinta (1969), il leggendario John Wayne veste una Chore Coat, conferendo al personaggio un’aura di ruvidezza e pragmatismo. In Le Ali della Libertà (1994), i detenuti del carcere indossano giacche in denim a quattro tasche durante le ore d’aria, un chiaro riferimento alla funzione originaria del capo.
La Chore Coat, conosciuta anche come Four Pockets Jacket, è oggi uno dei capi più ricercati nel guardaroba contemporaneo, con una crescente domanda per le versioni originali vintage. La sua silhouette squadrata e il fit rilassato la rendono incredibilmente versatile e pratica, perfetta per il layering durante tutto l’anno.
Ciò che la rende immediatamente riconoscibile sono le tasche a toppa, progettate per la massima funzionalità: due ampie e profonde sulla parte bassa e una o due sul petto (talvolta una quarta è nascosta all’interno), tutte con cuciture rinforzateper resistere all’usura. L’abbottonatura è classica e dritta, mentre il collo semplice a punta enfatizza il carattere essenziale e senza tempo del capo.
Nata come indumento da lavoro, la Chore Coat è stata tradizionalmente realizzata in tessuti resistenti come gabardine, canvas, moleskin e denim, ideali per affrontare condizioni difficili. Tuttavia, nell’archivio di Vintage55 si possono trovare versioni reinterpretate in materiali meno convenzionali, come velluto, felpa o lana, che donano al capo un aspetto più ricercato senza comprometterne la praticità.
Uno dei suoi grandi punti di forza è la facilità di manutenzione: priva di imbottiture o fodere complesse, la Chore Coat è semplice da lavare, mantenendo intatto nel tempo il suo fascino autentico. Con la sua eredità radicata nel workwear e il forte richiamo vintage, questo capo continua a rimanere attuale, funzionale e intramontabile.
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